Il cibo da strada ( oggi street food) è costituito da quegli alimenti e bevande , già pronti per il consumo, che sono preparati ( molto spesso) e venduti in strada o in altri luoghi pubblici su un banchetto provvisorio, ma anche su furgoni o carretti ambulanti.
Il consumo di cibo in questo modo, consente in genere, di mangiare in maniera informale, più rapida, e meno costosa rispetto al pranzo in un ristorante o in altro luogo , per tale motivo, questa forma di alimentazione viene spesso preferita rispetto a modalità più formali , tanto da farle occupare un posto importante nell’ alimentazione mondiale : stime della FAO indicano che ben 2,5 miliardi di persone al giorno si accostano a questo tipo di pasto .
Ma cosa lo rende così buono ? Prima di tutto la produzione a chilometro zero : la filiera è davvero corta, si passa presto dalla materia prima al prodotto finale. Gli ingredienti sono un altro punto di forza , si tratta dei prodotti tipici del posto , quelli caratteristici della stagione, alimenti poveri dal punto di vista economico, ma nobili per l’apporto calorico e nutrizionale . Il procedimento è spesso semplice , derivante da tradizioni tramandate da generazioni in generazioni e spesso rivisitate. La convivialità infine che lo street food impone è uno degli elementi caratteristici e che lo rende accattivante in modo trasversale.
L’ampiezza del fenomeno alimentare, messa in risalto dalla FAO, si collega ad aspetti antropologici , ma anche alla messa in gioco di importanti valori cunturali identitari ed etnici . Spesso, infatti, i prodotti da consumare per strada sono specialità locali o regionali, tramandati nei secoli ed eredità di dominazioni antiche .
Nel caso della Sicilia , non sarebbe potuto essere diverso il risultato , date le tantissime civiltà dominatrici che si sono succedute nei secoli . I Greci , gli Arabi e gli Spagnoli hanno lasciato segni indelebili .
Il cibo da strada proprio per questo, costituisce un importante comparto della cucina siciliana . Esso va gustato senza pregiudizi e con la stessa apertura che si richiede quando si sta per conoscere una nuova cultura . L’ospitalità dei siciliani arricchisce e completa il fenomeno .
Secondo una classifica redatta e pubblicata da Virtual Tourist al quinto posto dello street food mondiale c’è Palermo dopo Bangkok, Singapore, Menang e Marrakesh .
Ecco sotto una nutrita lista di specialità palermitane :
Pane con milza ( pani ca’ mievusa)
Questa pietanza, tradizione esclusiva di Palermo, consiste in una pagnotta morbida ( vastella ), superiormente spolverata di sesamo, che viene imbottita da pezzetti di milza e polmone di vitello. La milza e il polmone vengono prima bolliti e poi, una volta tagliati a pezzetti, soffritti a lungo nella sugna. Il panino può essere integrato con caciocavallo grattugiato o ricotta (in questo caso il panino si dice maritatu, ossia sposato, cioè accompagnato da qualcos’altro), oppure condito con limone o pepe oppure semplice (schettu, ossia celibe, cioè solo). Il meusaru si serve di un’attrezzatura tipica: una pentola inclinata, all’interno della quale frigge lo strutto mentre in alto attendono le fettine di milza e polmone che devono essere fritte solo al momento della vendita. Una forchetta con due denti serve per estrarre dall’olio le fettine fritte, che vanno scolate brevemente e inserite nella pagnotta , anch’essa calda, e per questo custodita sotto un telo. Il panino va servito caldo, in mano all’avventore, in carta da pane o carta assorbente.
Pane e panelle
La panella, è una frittella di farina di ceci , tipico cibo da strada palermitano . Le panelle vengono servite soprattutto in mezzo alle mafalde , forme di pane di circa 200 grammi con la crosta ricoperta di semi di sesamo . Sono spesso consumate assieme alle “crocchè” (dal francese “croquette”, crocchette di patate) o con altre specialità fritte in pastella, e condite a piacere con sale e limone.
Le panelle rappresentano il caratteristico spuntino del palermitano: si possono acquistare in moltissimi luoghi della città, in particolare nelle “friggitorie”, anche ambulanti, presenti nelle strade di Palermo.
Arancina
Si tratta di una palla di riso impanato e fritto, del diametro di 8–10 cm, farcito generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure con dadini di prosciutto cotto e mozzarella . Il nome deriva dalla forma originale e dal colore dorato tipico, che ricordano un’ arancia .
Stigghiola
Si tratta di budello di capretto o agnello ( anche bue) infilzato con un lungo spiedino, condito con cipolla ( anche senza) , prezzemolo, e fatto arrostire sulla carbonella .
Sfincione
Il nome deriva dal latino spongia e dal greco spòngos, σπόγγος, ossia “spugna“, oppure dall’arabo ﺍﺴﻔﻨﺞ isfanǧ col quale si indica una frittella di pasta addolcita con il miele. Si tratta di una antica ricetta che vede come ingrediente cardine il pane pizza (morbido e lievitato, simile appunto ad una spugna) con sopra una salsa a base di pomodoro, cipolla, acciughe, origano e pezzetti di formaggio ( generalmente caciocavallo ). Lo sfincione lo si può gustare solo a Palermo e dintorni presso alcune pizzerie, gastronomie e panifici .
Caldume
Il caldume, in siciliano a quarumi, (letteralmente pietanza calda – o dal nome della pentola in cui viene cucinata “a quarara”), è uno dei tipici piatti da strada di Palermo . Anche nella Sicilia orientale e’ molto consumato .Un venditore di quarumi è detto quarumaru, lo si può trovare, dalla mattina alla sera, sia nei mercati rionali che presso alcuni banchi di rivendita sparsi in tutta la città.
È composto da viscere di vitello ( omaso, abomaso e rumine del bovino) bollite nella tipica quarara con cipolle, sedano, carote, prezzemolo. Viene servita calda con sale, pepe, e olio.
Pannocchie
Pannocchie di granturco ( o pollanche in siciliano) bollite in grossi pentoloni di rame e servite calde.
Polpo bollito
Ricci di mare
Lumache ( babbaluci )